Talents Venture, società di consulenza specializzata in education, orientamento e sviluppo di strumenti finanziari a sostegno dell’istruzione universitaria, ha creato l’Education World Cup 2018: i campionati mondiali dell’istruzione.
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Education World Cup – Alla Danimarca il mondiale del “sapere”. Italia “bocciata” (come la squadra di Ventura)
La Coppa del Mondo giocata in base agli investimenti di ogni singola nazione in istruzione universitaria
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Partendo dal tabellone dei mondiali di calcio di Russia 2018, sono state simulate tutte le partite tenendo in considerazione diverse statistiche inerenti agli investimenti della singola Nazione in istruzione universitaria e alla percentuale di cittadini con almeno una laurea breve.
Al termine della competizione a spuntarla è stata la Danimarca.
Il Paese scandinavo ha infatti sbaragliato la concorrenza della Francia nel suo girone, imponendosi nettamente su Croazia, Russia e Svizzera, incontrate nelle fasi finali del torneo. Il match finale è stato il più combattuto, ma la Danimarca è riuscita a vincere sull'Australia.
I Kangaroos sono arrivati in finale dopo aver terminato il loro girone al secondo posto, alle spalle della stessa Danimarca, e una volta eliminate Islanda, Iran e Svezia. Nella finale per il terzo posto la Svezia ha avuto la meglio sulla Svizzera.
Non a caso la Danimarca è il paese che, tra le 32 nazionali partecipanti al mondiale, destina una quota maggiore della sua ricchezza nazionale a programmi di istruzione terziaria: una somma che ammonta a circa il 2,3% del suo PIL.
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L’Australia, al contrario, è la nazione che, dopo la Russia, può vantare la maggiore percentuale di laureati che hanno terminato almeno un percorso di laurea breve. A incidere su questo dato è sicuramente l’Higher Education Contribution Scheme, il sistema di tassazione universitaria che permette ai ragazzi australiani di scegliere se pagare l’università al momento dell’iscrizione o rinviare il conguaglio delle tasse universitarie quando avranno a disposizione un reddito da lavoro.
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E l’Italia? Forse, è meglio che non si sia qualificata ai Mondiali. Così come nel calcio, anche per l’istruzione universitaria la situazione non è delle più rosee. Se si escludono le nazionali per cui non è stato possibile reperire i dati, l’Italia è il paese con lo score peggiore. Le statistiche non lasciano spazio a dubbi: soltanto l’1,5% della spesa del governo è destinata all’istruzione universitaria, una cifra che rappresenta appena lo 0,8% del PIL. Impietoso è anche il quadro del numero dei laureati: soltanto il 15% della popolazione con età superiore ai 25 anni ha conseguito un titolo di laurea di breve durata.
Una sconfitta totale per il Belpaese, che, oltre a dover riguadagnare terreno in ambito calcistico, dovrà pensare bene di iniziare a moltiplicare gli investimenti nell’istruzione dei suoi cittadini.
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