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I numeri degli stadi italiani: quelli di proprietà restituiscono più ricavi

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Se siete stati in uno stadio in giro per il mondo, magari di quelli di ultima generazione, vi siete accorti della distanza alle volte abissale con alcune delle situazioni con cui abbiamo a che fare in Italia. Le strutture e gli stadi sempre più...
redazione nc.it

Se siete stati in uno stadio in giro per il mondo, magari di quelli di ultima generazione, vi siete accorti della distanza alle volte abissale con alcune delle situazioni con cui abbiamo a che fare in Italia. Le strutture e gli stadi sempre più moderni rappresentano il primo fattore di spinta per i ricavi delle società. Da quanto risulta dalla ricerca svelata da Express VPN, sono tanti i passi in avanti che le squadre italiane e non solo dovranno fare per stare al passo con una tecnologia che non solo non pare voler aspettare i tempi della “burocrazia”, ma che soprattutto sta portando gli stadi a diventare sempre più strutture polifunzionali in cui il calcio diventa “una delle” possibili attrattive - in un contesto che tende a ricreare le comodità domestiche, in modo da giustificare il fatto che una famiglia decisa di abbandonare il proprio salotto per sedersi in tribuna a vedere il match. Dai tetti retrattili con i pannelli solari (ormai adoperati da tanti stadi per combattere la pioggia) fino ai sistemi di illuminazione avanzati, passando poi per il Wi-Fi gratuito e connettività 5G - queste alcune delle novità che bisogna garantire agli “utenti” e spettatori per far sì che l’interazione diventi a 360° con quello che accade in campo, valorizzando al massimo l’esperienza. Bene, a fronte di tutto questo, guardare i dati di incasso dei matchday dei club di Serie A risulta in realtà come un esercizio parziale - in quanto se ci fossero questo genere di tecnologie a disposizione, questi ricavi potrebbero lievitare decisamente molto di più.

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Guardando ai dati del 2023 (quelli consolidati di questa annata arriveranno soltanto tra qualche mese), si nota come in Italia soltanto cinque squadre riescano a “sfondare” il tetto dei 20 milioni di euro incassati in un intero anno solare – con alcune squadre che riescono ad andare ben oltre e con il paradosso delle due primatiste, quelle che fanno meglio, che sognano in realtà di costruire un nuovo stadio per far salire ancora di più le cifre portate a casa dal matchday. Di seguito la classifica completa delle 20 squadre che hanno partecipato alla Serie A 2023-24:


1° posto: Inter, 79 milioni di euro

2° posto: Milan, 72,8 milioni di euro

3° posto: Juventus, 61,5 milioni di euro

4° posto: Roma, 49,2 milioni di euro

5° posto: Napoli, 37,9 milioni di euro

6° posto: Lazio, 17,9 milioni di euro

7° posto: Fiorentina, 14,1 milioni di euro

8° posto: Lecce, 8,8 milioni di euro

9° posto: Salernitana, 8,6 milioni di euro

10° posto: Udinese, 8 milioni di euro

11° posto: Atalanta, 7,2 milioni di euro

12° posto: Bologna, 6,4 milioni di euro

13° posto: Sampdoria, 4,6 milioni di euro

14° posto: Cremonese, 4,5 milioni di euro

14° posto: Torino, 4,5 milioni di euro

14° posto: Verona, 4,5 milioni di euro

17° posto: Sassuolo, 3,7 milioni di euro

18° posto: Spezia, 3 milioni di euro

19° posto: Empoli, 2,8 milioni di euro

20° posto: Monza, 2,7 milioni di euro

La grande domanda è: quanti di questi sono di proprietà delle società? Su 129 stadi complessivi nel nostro Paese che hanno un’omologazione superiore ai 5.000 spettatori, soltanto sei al momento sono di proprietà delle società di calcio (sette se consideriamo l’AlbinoLeffe Stadium, il primo club militante in una serie al di sotto della Serie B e proprietario della struttura che ospita le proprie partite). Gli altri sono l’Allianz Stadium di Torino della Juventus, Mapei Stadium del Sassuolo, Bluenergy Stadium dell’Udinese, Gewiss Stadium dell’Atalanta, Giovanni Zini della Cremonese e Benito Stirpe di Frosinone. Insomma, di strada da fare ce n’è decisamente tanta.